BASKET SENZA FRONTIERE: arrivare col mito del calcio e ripartire con la nostalgia della pallacanestro

06.08.2023

Un progetto nato fra tanto scetticismo e curiosità, con lo scopo di condividere il valore dello sport attraverso il gioco fatto insieme, dentro e fuori dal campo tra compagni di squadra inusuali e straordinari.  

…Antonio dopo l'esperienza dell'estate scorsa quando ho visto ragazzi felici giocare insieme, capendo poco della nostra lingua ma solo attraverso pochi movimenti in campo seguire le tue indicazioni, mi piacerebbe proporre qualcosa che duri di più e che metta questi ragazzi alla prova…

Così è cominciata la chiacchierata con il sottoscritto e Alexandra Guazzola de L'Arca di Leonardo nel marzo scorso per ritrovarci alla prima settimana di agosto a raccontarci di come è andata questa esperienza nata tra la curiosità e lo scetticismo di molti.

Per pensare, progettare, organizzare e gestire l'attività per ragazzi provenienti dal Mali, Gambia, Egitto, Guinea, Pakistan, Costa d'Avorio, siamo partiti da tre obiettivi ben declinati nel volantino di presentazione e dal nome inequivocabile che facesse cadere le prime barriere di incomprensione.

Basket Senza Frontiere è stato un camp di pallacanestro a tutti gli effetti e non una semplice attività di svago e di intrattenimento.

Ma veniamo agli obiettivi:

SPORT

Dalle 9:00 alle 12:00 preparazione fisica e tecnica del gioco (fondamentali individuali e di squadra) dalle 14.30 alle 17:00 sfide con partite a tutto campo con alcuni giocatori di diverse società del territorio.

Partire dalle regole fondamentali del gioco capite in un amen, per costruire delle progressioni didattiche sulle collaborazioni di attacco dal 2 contro 0 al 3 contro 3.

Sono bastate alcune indicazioni e l'accompagnamento di alcuni dei nostri ragazzi per riuscire a giocare delle vere e proprie partitelle.

Le sedute fisiche sono risultate un bel test sul controllo del corpo; il lavoro sulla coordinazione li ha aiutati a gestire la forza ottenendo movimenti più corretti e funzionali al gioco.

Tutto questo in una settimana durante la quale mi ha colpito la capacità di apprendimento e soprattutto la velocità di comprendere le dinamiche del gioco che, anche se eseguite in moto semplice ed elementare, sono apparse efficaci e fluide, segno di una intelligenza motoria vivace e attiva.

CONOSCENZA

La mia fatica più grossa è stata quella di imparare i loro nomi ma alla fine della settimana devo ammettere che anche nella pronuncia, a detta loro, sembra che abbia fatto dei progressi. Mi chiedo però perché ogni tanto quando li chiamo si mettono ancora a ridere…

I loro nomi Adam, Alasana, Mahmoud, Mohamed, Oumarou, Losseni, Monis, Karim, Yousef, Abdalla; rappresentano volti di ragazzi con un vissuto e una storia che in questa settimana siamo riusciti a scoprire e

a conoscere dai loro racconti anche solo in modo marginale ma che ci ha dato la possibilità in questo scambio a volte reso faticoso dalla lingua, di conoscerci meglio anche solo banalmente parlando di musica, di cibo, di sport o di quello che il tempo "vuoto" offriva.

Per i nostri ragazzi che si sono uniti a noi con curiosità, credo sia stata una occasione di vivere lo sport in modo inusuale e meno convenzionale da quello che sono abituati a vivere. Il giocare con e per gli altri è diventato più importante di giocare contro gli altri e questo credo sia stato un bel modo per stemperare le tante storture che esistono nel nostro sport malato di eccessi.

Tuffarsi in una settimana di pallacanestro non deve essere stato facile per buona parte di loro venuti in Italia col mito del calcio. Probabilmente non avevano ben chiaro al momento quello che sarebbero venuti a fare ma sta di fatto che una volta arrivati non hanno avuto scelta.

Ma la cosa devo dire li ha incuriositi ed è stato interessante come presto siano andati sul web a guardarsi i video di basket ed abbiano disegnato di loro pugno un campo imparando il nome delle righe (fondo, metà, tre punti, ecc..). Prima di iniziare il camp qualcuno aveva suggerito di organizzare una partita di calcio perché hanno il mito del calcio oppure di organizzare una partita di pallavolo e a quel punto mi è scoppiata l'orticaria ma, fortunatamente nessuno di loro ha chiesto altro se non (giocare a basket oggi? Vengono ancora i ragazzi a giocare con noi?).

E se poi durante le collaborazioni si divertono a chiamare: MIA! APRI! PALLA! E gli addetti ai lavori sanno quanto è difficile insegnarlo ai nostri ragazzi, a quel punto è fatta!

Le regole nel gioco aiutano a giocare meglio e devo ammettere che anche in questo hanno fatto uno sforzo non indifferente per cercare di rispettarle. Hanno saputo giocare con irruenza ma con rispetto e correttezza nei confronti dei compagni e degli avversari.

Detto così sembra un estratto dal libro "Cuore" in realtà qualche momento di tensione c'è stato ma pur sempre nella norma e sicuramente essenziale in uno sport di contatto.

Le visite guidate al borgo di Martinengo e alla località di Crespi d'Adda animate dalla compagnia teatrale, la serata in Città Alta alle Mure Venete, la giornata alla Isla de Burro e la grigliata di benvenuto a base di agnello e pollo ci hanno dato modo di conoscerci meglio e per i ragazzi di imparare qualcosa di più sulla terra che li ospita e li accoglie.

AMICIZIA

Quando tra due o più persone si instaura un reciproco affetto che diventa operoso nel rispetto del proprio ruolo si stringe tra quelle persone un legame che si definisce comunemente amicizia. In questa settimana non siamo diventati amici per la pelle di nessuno chiaramente, ma abbiamo cercato di condividere uno scopo che era quello di fare qualcosa di bello e stare bene insieme. La parola magica è stata: "condivisione", senza artifici e interessi particolari.

Siamo riusciti attraverso il gioco a stabilire un legame di complicità, di affiatamento e di comunità tra pari e tra diverse età che ci ha fatto vivere la Filìa che va oltre la lingua, oltre le frontiere appunto, soprattutto quelle mentali che ci negano a volte la capacità di costruire una società più giusta e più equa.

Vedere il sorriso di questi ragazzi e la felicità di chi li ha accolti e accompagnati è stato sicuramente un risultato inaspettato che ci ha fatto riscoprire come la genuinità dello sport sia un valore che va ripristinato soprattutto nella nostra realtà dove tutto è interesse, dove tutto è business, dove tutto a volte è niente.

Senza l'ospitalità di don Vittorio e dei suoi parrocchiani che ci hanno accolti con generosità e famigliarità; senza il supporto logistico della Pallacanestro Martinengo e del Comune di Martinengo; senza l'impegno e il contributo dei volontari de l'Arca di Leonardo, degli Amici di don Maurizio; senza la Cooperativa Solleva e la Comunità Cambia-Menti; senza il lavoro paziente e attento degli operatori sul campo e dei ragazzi intervenuti; non sarebbe stata la stessa cosa.

Semplicemente GRAZIE!

Coach Antonio