Freedom In Basket
Un progetto sperimentale di Pallacanestro proposto a un gruppo di detenuti della Casa Circondariale di Cremona promosso dalla Caritas Cremonese in collaborazione con Basket a Colori e con il sostegno dell'associazione Amici di don Maurizio o.n.l.u.s.

"Sai Marco sarebbe bello far conoscere la pallacanestro ai detenuti perché credimi, è molto più di un semplice gioco." Così il mio esordio in una delle tante chiacchierate con Marco durante le quali tendo ad esaltare leggermente le proprietà terapeutiche del gioco più bello del mondo!
Siamo a fine novembre 2024 e al telefono mi raggiunge suor Mariagrazia Girola responsabile della pastorale carceraria per la Caritas Diocesana, che mi chiede se sono interessato a presentare un progetto da proporre ai detenuti della Casa Circondariale di Cremona.
Mi prendo un po' di tempo per riflettere sulla proposta e in un secondo incontro, al quale è presente don Pier Codazzi Direttore della Caritas Cremonese concretizziamo la possibilità di partire, anche grazie al contributo dell'Associazione Amici di don Maurizio o.n.l.u.s. disponibile a mettere il finanziamento necessario a coprire le spese per il materiale tecnico occorrente.
Con Marco Ruggeri che da 25 anni entra ed esce dal carcere come operatore Caritas (specifico nel caso aveste frainteso!) in poco tempo definiamo nel dettaglio un progetto innovativo, per il basket e per il contesto penitenziario.
Marco è educatore professionale socio sanitario, Life Coach, Facilitatore Mindfulness, Responsabile di Progetto e referente di intervento in interventi assistiti con animali, coadiutore di asino e cavallo in interventi assistiti con animali; forse avete capito perché con lui ho un buon rapporto. A si dimenticavo ha l'aggravante di essere juventino e la fede calcistica ci divide inesorabilmente.
Anzitutto proviamo a rispondere perché è stato utile un percorso di questo tipo proposto a uomini che sicuramente sono assorbiti e spesso schiacciati da altri drammi della vita che con lo sport apparentemente hanno poco a che vedere.
E dopo i tempi burocratici e i vari ordini di servizio il 6 maggio 2025 si parte e per 5 settimane di fila si apre e chiude il primo modulo sperimentale.
Il percorso si è svolto secondo programma e ha pienamente dimostrato di poter coinvolgere anche persone completamente estranee allo sport e al basket nello specifico.
Come previsto, nei singoli moduli, abbiamo affrontato un fondamentale del basket a cui è stato associato un tema relativo alla crescita personale, alla gestione delle emozioni, alle interazioni con gli altri, sia in ambito penitenziario, ma con uno sguardo esistenziale in generale.
Il percorso si è così articolato:
1° modulo: il palleggio (Allenare l'attenzione – Vivere il qui e ora)
2°modulo: il passaggio (Prendere decisioni – Fare delle scelte)
3° modulo: il tiro (Obiettivi vs Significato – Ikigai)
4° modulo: la difesa (Dimensione valoriale e la ricerca/trappola della felicità)
5. modulo: il gioco (Fare squadra – Fare Comunità)
La costante partecipazione dei 15 iscritti (numero previsto per il
modulo) ha permesso di creare esattamente le dinamiche attese e il progetto ha
toccato i nodi su cui si era prefisso
di operare.
All'inizio del percorso abbiamo letto, spiegato, condiviso e controfirmato il codice etico pensato e calibrato per accompagnare il percorso, sottolineando lo spirito di quella serie di regole.
Non norme da dentro o fuori a seconda del loro rispetto o rottura, quanto come occasioni e possibilità di crescita da costruire e allenare nel tempo.
Per questa ragione non avremmo escluso qualcuno in caso di singola rottura di una norma del codice, quanto se si fosse scelto coscientemente di non tradurlo in impegno ed esperienza.
Di fatto non c'è stato nessun episodio critico da segnalare, ma quando in alcune fasi, come è normale che fosse, la dimensione agonistica poteva portare a dinamiche di conflitto, recriminazione o rivendicazione, tutto è sempre tempestivamente rientrato o è stata occasione di riflessione per il gruppo.
È stato poi interessante notare in qualche partecipante un cambio radicale di dimensione emozionale fra l'inizio e la fine di un modulo.
Incontrando alcuni di loro in attesa che arrivasse il gruppo e iniziasse l'attività, abbiamo registrato qualche volta situazioni di stress, rabbia, rivendicazione, che andavano poi ad attenuarsi radicalmente o scomparire nel corso della seduta di allenamento.
Ci tengo infine a sottolineare l'enorme disponibilità e grande efficienza dell'Area Trattamentale che, pur se pressati come sempre da mille impegni, ha permesso il regolare e puntuale svolgimento di Freedom in Basket in ogni sua declinazione.
Un grazie sincero per questa opportunità a don Pier e a suor Mariagrazia per aver creduto in questo progetto innovativo, all'amico Marco per la condivisione e al gruppo di "atleti" che si sono messi in gioco.
Coach Anto
