Klay Thompson, una storia che merita di essere conosciuta e raccontata
Il campione NBA rientrato dopo 31 mesi di stop, ri-nasce nei suoi primi 19’
La notte tra domenica 9 e lunedì 10 gennaio si è giocata la sfida al Chase Center tra Golden State Warriors e Cleveland Cavs e fin qui niente di eccezionale se non fosse che per l'occasione ha fatto il suo rientro Klay Thompson che non giocava una partita NBA da 31 mesi, dal 13 giugno 2019 quando in gara 6 delle finali NBA si ruppe il legamento crociato del ginocchio sinistro dopo un tentativo di schiacciata, nel quarto periodo. Infortunio che lo avrebbe tenuto fuori per l'intera stagione 2019/2020.
Nel novembre 2020 un brutto infortunio ancora per il campione NBA che, durante un allenamento si procura la rottura del tendine d'Achille della gamba destra prima dell'inizio della stagione 2020/21, un altro anno di stop, un'altra riabilitazione lunga e difficile.
Con questa partita Thompson ha potuto finalmente dire di essersi lasciato alle spalle mesi di paziente salita e di recupero con: 17pts, 3/5 da 3 pts, 3 rimbalzi, 1 assist; il tutto in 19'.
"Non ho intenzione di dire che equivale a vincere un campionato, ma si avvicina molto. Non ho tirato bene come avrei voluto, ma sono felice solo di poter persino guardare il foglio delle statistiche e vedere di nuovo il mio nome e tutte le cifre". Questo quanto dichiarato dal miglior tiratore da 3 pts della NBA, assieme a Curry, al termine della gara.
Più che il campionato NBA mi attirano le storie dei giocatori e questa credo sia una di quelle che merita di essere conosciuta e raccontata.
941 giorni di stop per un giocatore dal portafoglio gonfio e all'alba dei trent'anni, potevano essere motivazioni più che valide per scegliere di smettere e di abbandonare l'attività agonistica che nel massimo campionato spinge sempre al massimo l'atleta ad essere performante, sopratutto se fai parte di un team ambizioso e in corsa per il titolo.
Lo straordinario "doppio infortunio" è stato messo al tappeto da una altrettanta e ancor più straordinaria capacità di reazione con mesi di sofferenza, di lavoro e di speranza, che hanno alimentato la voglia di riscatto dell'atleta che fin dai primi momenti si era detto pronto a ricominciare.
Il vero talento sta proprio racchiuso in questa determinazione che non deve essere per forza redditizia o convenzionale e klay l'ha dimostrato scommettendo sulla sua "rinascita".
Mi auguro che ciò possa essere di stimolo ai tanti ragazzi che lo seguono e anche per coloro che non lo conoscono.
Complimenti ragazzo!
Coach Anto